La Carta di San Michele all’Adige, Appello per la tutela della biodiversità delle sottospecie autoctone di Apis mellifera Linnaeus, 1758 in Italia, è un documento scientifico che affronta una tematica emergente in seno al mondo della ricerca apidologica internazionale, e cioè la tutela del patrimonio genetico dell’ape mellifera. Per la prima volta una intera comunità scientifica si è riunta per elaborare collegialmente un documento condiviso, presentato ufficialmente il 12 giugno 2018.
Affrontando in modo specifico e approfondito questo tema, la carta di san Michele all’Adige non ha inteso sminuire gli effetti delle altre devastanti problematiche, comunque delineate nel testo, che stanno mettendo a rischio la sopravvivenza dell’ape mellifica e, conseguentemente, dell’apicoltura, quali la riduzione della flora apistica, l’impatto degli agrofarmaci e le problematiche sanitarie, dovute in primis all’acaro Varroa destructor e alle nuove patologie, aggravate spesso dalla presenza di questo parassita. Negli ultimi anni molte ricerche nazionali ed internazionali hanno però messo in luce che a peggiorare gli effetti di queste gravi problematiche potrebbe essere proprio il depauperamento genetico dell’ape mellifera. Questo fenomeno è legato da un lato alla riduzione di variabilità genetica delle popolazioni di Apis mellifera allevate, dall’altro alla diffusione di regine ottenute dall’incrocio di varie sottospecie diverse da quelle autoctone, con gravi danni per le popolazioni locali che si sono evolute nelle varie aree geografiche nel corso di alcune decine di migliaia di anni come adattamento alle condizioni vegetazionali e climatiche locali.
Una sottospecie è una popolazione presente esclusivamente in una area geografica definita dell’intero areale della specie, in Italia sono presenti due sottospecie endemiche, l’Apis mellifera siciliana, che ha rischiato di estinguersi, e l’Apis mellifera ligustica che è considerata la migliore ape per l’apicoltura. Se nel loro territorio ove si sono differenziate introduciamo altre sottospecie si corre il rischio di perdere le caratteristiche della sottospecie originaria. All’interno delle sottospecie si rinvengono poi degli ecotipi (una sottopopolazione legata non tanto ad un’area geografica ma a determinate condizioni ambientali e climatiche) la cui salvaguardia è altrettanto importante. Anche in questo caso, numerosi e recenti ricerche dimostrano che le api locali, sottospecie ed ecotipi autoctoni, non solo hanno maggiori probabilità di sopravvivere, ma sono anche più produttive per l’apicoltura. I problemi legati alla conservazione delle api locali si sono aggravati notevolmente negli ultimi decenni in seguito all’avvento della Varroa. Questo parassita ha infatti provocato in Europa una vasta e generalizzata riduzione delle popolazioni non gestite di Apis mellifera (quelle che vivono libere in natura).
Di tutto questo e di altro ancora si occupa la carta di San Michele all’Adige, che invitiamo tutti a leggere, senza pregiudizi, per comprendere, da un punto rigorosamente scientifico, quali problemi deve affrontare oggi l’apicoltura europea, con l’intento di iniziare ad affrontarli per iniziare a risolverli.