Chi sono e come riconoscerle
Le “altre api” sono tutte le specie di api selvatiche (circa un migliaio in Italia) che, assieme all’ape mellifera, appartengono alla superfamiglia degli Apoidea, raggruppamento Anthophila.
In Italia sono rappresentate da 6 famiglie:
Colletidae, Andrenidae, Halictidae, Melittidae, Megachilidae, Apidae.
Stili di vita
Le api selvatiche possono essere solitarie o sociali. Nelle famiglie Colletidae, Andrenidae, Melittidae e Megachilidae, le specie sono tutte solitarie, ma possono avere un comportamento gregario, cioè scavare nidi le une vicine alle altre, o “comunitario”, cioè condividere lo stesso nido, ma senza cooperazione tra individui. Nella famiglia Halictidae, vi sono invece specie solitarie, specie presociali (forma di socialità che va dalla semplice cooperazione tra femmine alla divisione di ruoli tra femmine fertili e femmine sterili). Nella famiglia Apidae sono invece rappresentate, accanto a specie solitarie, le forme le forme di evolute di sociali, presenti nei generi Apis (l’ape da miele) e Bombus (i bombi). La socialità dei bombi è però definita primitiva, perché la famiglia è più piccola, ha durata annuale e non esiste una vera e propria divisione dei compiti.
Nidificazione
La maggior parte delle specie di api selvatiche costruiscono i loro nidi scavando gallerie sottoterra e sono dette per questo “api minatrici”. Le gallerie sono rivestite internamente da un secreto ghiandolare che ne assicura l’impermeabilità e l’isolamento da funghi e batteri; ad esempio le api del genere Colletes sono dette “api del cellophan” perché rivestono il nido con un materiale trasparente e impermeabile che assomiglia a cellophan. Anche i bombi nidificano sotto terra, ma utilizzano spesso cavità già esistenti, come tane abbandonate di roditori.
Le api della famiglia Megachilidae utilizzano invece cavità già esistenti come fusti cavi, canne o altre cavità naturali o artificiali o anche i gusci abbandonati delle chiocciole. I nidi vengono rivestiti da materiali diversi: fango dalle api del genere Osmia (per questo dette anche “api muratrici”); pezzetti di foglia tagliati ad arte, dalle api del genere Megachile (“api tagliafoglie”); lanugine vegetale simile a ovatta, dalle femmine del genere Anthidium (“api cardatrici”); resina di conifere, da alcune femmine dei generi Heriades e Megachile (“api della resina”); altri materiali usati sono polpa vegetale masticata o i pezzetti di petalo, raccolti dalle femmine di Osmia e Hoplitis.
Le femmine del genere Xylocopa nidificano scavando gallerie nel legno (“api carpentiere”).
Alcune api che costruiscono nidi di cera, come le femmine del genere Apis (la nota cera d’api) e del genere Bombus. Altre utilizzano un mix di materiali: resina, sassolini, pezzetti vegetali. Le Megachile del sottogenere Chalicodoma, come la Megachile parietina o “ape muraiola”, costruiscono nidi di sabbia, limo e pietre, agglomerati con un secreto ghiandolare che li rende robusti e impermeabili.
Api cleptoparassite
Alcune famiglie di Apoidea comprendo specie cleptoparassite, cioè api che non costruiscono un proprio nido, ma rubano quello di altre api, ne riutilizzano le scorte di polline e nettare per la propria prole. In alcune specie la femmina uccide l’uovo dell’ospite e depone il proprio, mentre in altre è la larva stessa del parassita, una volta sgusciata, a uccidere quella dell’ospite. Le femmine delle specie cleptoparassite volano spesso in prossimità dei nidi dell’ospite e spesso si nutrono sulle stesse piante. Non possiedono strutture per la raccolta del polline e quindi è spesso difficile distinguere tra maschi e femmine.
Generi cleptoparassiti sono presenti nelle famiglie Halictidae (genere Sphecodes), Megachilidae (generi Stelis e Coelioxys) e tra gli Apidae l’intera sottofamiglia Nomadinae (generi Nomada, Ammobates, Ammobatoides, Pasites, Epeolus, Epeoloides, Biastes) e la tribù dei Melectini (generi Melecta e Thyreus).
I bombi del sottogenere Psithyrus sono parassiti sociali di altri bombi; la regina della specie parassita ha un aspetto simile a quello della specie ospite e spesso ne assume anche l’odore. In questo modo può penetrare nel nido dell’ospite, uccidere la regine e assumere il controllo delle operaie per mezzo di sostanze chimiche, per allevare la propria covata.